giovedì 25 ottobre 2018

MILANO - 2018 - NOI NO. NOI NO, NOI. La violence no. - SALA MOSTRE PALAZZO REGIONE LOMBARDIA - GALLERIA VIOL@RTE



Curatela di Vittorio e Marika Viola 
Presentazione di Martina Corgnati 

 INAUGURAZIONE GIOVEDI 08 NOVEMBRE ORE 18.00
PALAZZO LOMBARDIA, VIA GALVANI, 27 - MILANO -

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Le cronache quotidiane sono piene di violenza: violenze antiche - le guerre o semplicemente la criminalità e i soprusi,  ma anche nuove, o meglio cresciute immensamente negli ultimi tempi, in primis la violenza contro le donne e il femminicidio che è diventato una tragica emergenza anche nel nostro paese.

L’arte ha molto da dire in proposito e sempre più spesso rivendica uno spazio di parola, di denuncia e ancora di più di costruzione della consapevolezza. L’arte, la grande arte, è sempre stata responsabile nei confronti del mondo e dei suoi tragici avvenimenti: per ricordacelo basta pensare ai Disastri della guerra del grande Francisco Goya, oppure a Guernica di Picasso.

Non è un caso, dunque, che oggi tre artisti prendano la parola per denunciare situazioni difficili, abusi e indifferenza, invitando perlomeno a prendere coscienza ad aprire gli occhi su un atto “di bellezza” che è, al tempo stesso, un atto d’accusa, talvolta sussurrato, talvolta ironico ma sempre, fermamente etico. Si tratta di Peter Hide, Ralph Hall e Michele Tombolini; ciascuno di loro utilizza una sintassi diversa e un proprio, peculiare linguaggio creativo per puntare il dito verso una forma particolare di violenza o, se si preferisce, un’emergenza globale: le aggressioni contro le donne, il sesso femminile e i bambini per Tombolini, la violenza verso gli animali per Hall e gli abusi del capitale mal indirizzato e non accompagnato dagli scrupoli della morale e dell’umanità per Hide.

Comincio da quest’ultimo, al secolo Franco Crugnola, notissimo design e artista italiano ma mascherato da uno pseudonimo che contiene in sé il candore avventuroso e adolescenziale di Peter Pan e la diabolica doppiezza di mr. Hyde, l’avatar del dr. Jekyll nell’omonimo romanzo di Stevenson.  In immagini eloquenti e dirette e servendosi spesso della tecnica del collage, Hide dà forma a teschi composti da banconote accartocciate, teschi verde “dollaro” o rosa “euro”, inventa diaboliche trappole con soldi arrotolati a mo’ di esca, accumulazioni di contanti veri o finti, pezzi da 1 $ schizzati di sangue e quant’altro possa mostrare anche allo sguardo più distratto e superficiale che il denaro mal utilizzato (troppo amato) è la più pericolosa delle risorse.  Ma il suo lavoro contiene anche innumerevoli rimandi alla storia dell’arte e all’esempio degli artisti che, allo pseudo-valore cieco dell’interesse e del profitto bruto, hanno anteposto i valori veri della creatività e dell’etica: da Lucio Fontana a Jackson Pollock, da Alberto Giacometti ad Arman, oltre naturalmente a Damien Hirst, il cui fin troppo famoso skull di diamanti si indovina in trasparenza nei famosi teschi di Hide, formati con diverse valute dai diversi colori.

Ralph Hall è un convinto animalista, di origine franco-italiana ma formatosi a Londra dove ha iniziato a dare corpo a un coloratissimo bestiario di ceramica, assediato da corpi contundenti e azioni violente. Il lavoro di Hall, in realtà, prende le mosse da una premessa molto antica, quella biblica, l’idea gentile, atavica, che dovrebbe informare il rapporto fra l’uomo e le altre creature viventi all’insegna del rispetto e della mutua protezione. Per questo uno dei primi passi compiuti dall’artista è stata la rivisitazione dell’Ultima Cena di Andy Warhol che a sua volta, com’è noto, interpretava il Cenacolo di Leonardo. Hall sostituisce gli apostoli con altri animali e mostra un Cristo pugnalato ferocemente e vigliaccamente alle spalle: l’atto di più stupida irriverenza da parte degli uomini, le sue creature.

Da quel momento in poi, al Cristo si succedono animali di ogni specie, opere in ceramica lucida oppure ricoperti di velluto colorato e offesi con violenza da mazze da baseball, coltelli da macellaio, frecce, martelli, proiettili, elettrodi della vivisezione, organi sessuali perfino (!) e recentemente tubi al neon, quei tubi che tristemente illuminano i macelli, gli obitori, gli allevamenti intensivi, i cui infelici ospiti – vittime non hanno nemmeno diritto a un po’ di buio in nome della massimizzazione del profitto. E in un’epoca come la nostra, in cui il degrado ambientale ha raggiunto una gravità senza precedenti e argomenti come il riscaldamento globale, con le conseguenti, annunciatissime catastrofi, e l’estinzione di massa sono all’ordine del giorno, il lavoro di Ralph Hall merita davvero di ottenere la massima attenzione da parte di tutti.

Michele Tombolini mette l’accento sul mondo femminile e infantile, a sua volta turbato da eccessi di violenza bruta da parte di un “maschile” incapace di ridiscutere e re-interpretare il proprio ruolo in una realtà in velocissimo mutamento. Strumento principale dell’artista, veneziano di origine e berlinese d’adozione, è il collage, con cui assembla immagini forti ed eloquenti, fra cui la celebre Butterfly, un gigantesco murales (13 x 6 m.) eseguito sulla parete cieca di un edificio storico in Kossener Strasse, nel centro della capitale tedesca. L’immagine, una bambina dalle ali di farfalla con la bocca sbarrata da un cerotto a croce, fa parte del ciclo Indelible Marks ed è già in sé fin troppo chiara; l’artista però vi è intervenuto sopra ancora con una performance di realtà aumentata che anima il lavoro, facendolo prima sparire nel corpo della parete e poi riapparire, così che la bimba innocente possa prendere il volo grazie alle sue belle ali azzurre.

Oggi Tombolini insiste su questi argomenti che stanno al centro del suo immaginario e della sua pratica artistica, segnalando in moltissime opere potenti ed efficaci che non c’è civiltà vera senza rispetto e cura delle donne. Lo dicevano già i dada berlinesi, come Hannah Hoch e John Heartfield, che del collage hanno fatto per la prima volta un uso politico; lo diceva già il grande Marcel Duchamp; insomma, l’hanno sempre detto tutti.

Martina Corgnati


 
 
 

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