Curatela di Vittorio e Marika Viola
Presentazione di Martina Corgnati
INAUGURAZIONE GIOVEDI 08 NOVEMBRE ORE 18.00
PALAZZO LOMBARDIA, VIA GALVANI, 27 - MILANO -
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Le cronache quotidiane sono piene di violenza: violenze
antiche - le guerre o semplicemente la criminalità e i soprusi, ma anche nuove, o meglio cresciute
immensamente negli ultimi tempi, in primis la violenza contro le donne e il
femminicidio che è diventato una tragica emergenza anche nel nostro paese.
L’arte ha molto da dire in proposito e sempre più spesso
rivendica uno spazio di parola, di denuncia e ancora di più di costruzione
della consapevolezza. L’arte, la grande arte, è sempre stata responsabile nei
confronti del mondo e dei suoi tragici avvenimenti: per ricordacelo basta
pensare ai Disastri della guerra del
grande Francisco Goya, oppure a Guernica di
Picasso.
Non è un caso, dunque, che oggi tre artisti prendano la
parola per denunciare situazioni difficili, abusi e indifferenza, invitando
perlomeno a prendere coscienza ad aprire gli occhi su un atto “di bellezza” che
è, al tempo stesso, un atto d’accusa, talvolta sussurrato, talvolta ironico ma
sempre, fermamente etico. Si tratta di Peter Hide, Ralph Hall e Michele
Tombolini; ciascuno di loro utilizza una sintassi diversa e un proprio,
peculiare linguaggio creativo per puntare il dito verso una forma particolare
di violenza o, se si preferisce, un’emergenza globale: le aggressioni contro le
donne, il sesso femminile e i bambini per Tombolini, la violenza verso gli
animali per Hall e gli abusi del capitale mal indirizzato e non accompagnato
dagli scrupoli della morale e dell’umanità per Hide.
Comincio da quest’ultimo, al secolo Franco Crugnola, notissimo
design e artista italiano ma mascherato da uno pseudonimo che contiene in sé il
candore avventuroso e adolescenziale di Peter Pan e la diabolica doppiezza di
mr. Hyde, l’avatar del dr. Jekyll nell’omonimo romanzo di Stevenson. In immagini eloquenti e dirette e servendosi
spesso della tecnica del collage, Hide dà forma a teschi composti da banconote
accartocciate, teschi verde “dollaro” o rosa “euro”, inventa diaboliche
trappole con soldi arrotolati a mo’ di esca, accumulazioni di contanti veri o finti,
pezzi da 1 $ schizzati di sangue e quant’altro possa mostrare anche allo
sguardo più distratto e superficiale che il denaro mal utilizzato (troppo
amato) è la più pericolosa delle risorse.
Ma il suo lavoro contiene anche innumerevoli rimandi alla storia
dell’arte e all’esempio degli artisti che, allo pseudo-valore cieco
dell’interesse e del profitto bruto, hanno anteposto i valori veri della
creatività e dell’etica: da Lucio Fontana a Jackson Pollock, da Alberto
Giacometti ad Arman, oltre naturalmente a Damien Hirst, il cui fin troppo
famoso skull di diamanti si indovina
in trasparenza nei famosi teschi di Hide, formati con diverse valute dai
diversi colori.
Ralph Hall è un convinto animalista, di origine
franco-italiana ma formatosi a Londra dove ha iniziato a dare corpo a un
coloratissimo bestiario di ceramica, assediato da corpi contundenti e azioni
violente. Il lavoro di Hall, in realtà, prende le mosse da una premessa molto
antica, quella biblica, l’idea gentile, atavica, che dovrebbe informare il
rapporto fra l’uomo e le altre creature viventi all’insegna del rispetto e
della mutua protezione. Per questo uno dei primi passi compiuti dall’artista è
stata la rivisitazione dell’Ultima Cena di
Andy Warhol che a sua volta, com’è noto, interpretava il Cenacolo di Leonardo.
Hall sostituisce gli apostoli con altri animali e mostra un Cristo pugnalato
ferocemente e vigliaccamente alle spalle: l’atto di più stupida irriverenza da
parte degli uomini, le sue creature.
Da quel momento in poi, al Cristo si succedono animali di
ogni specie, opere in ceramica lucida oppure ricoperti di velluto colorato e
offesi con violenza da mazze da baseball, coltelli da macellaio, frecce,
martelli, proiettili, elettrodi della vivisezione, organi sessuali perfino (!)
e recentemente tubi al neon, quei tubi che tristemente illuminano i macelli,
gli obitori, gli allevamenti intensivi, i cui infelici ospiti – vittime non
hanno nemmeno diritto a un po’ di buio in nome della massimizzazione del
profitto. E in un’epoca come la nostra, in cui il degrado ambientale ha
raggiunto una gravità senza precedenti e argomenti come il riscaldamento
globale, con le conseguenti, annunciatissime catastrofi, e l’estinzione di
massa sono all’ordine del giorno, il lavoro di Ralph Hall merita davvero di ottenere
la massima attenzione da parte di tutti.
Michele Tombolini mette l’accento sul mondo femminile e
infantile, a sua volta turbato da eccessi di violenza bruta da parte di un
“maschile” incapace di ridiscutere e re-interpretare il proprio ruolo in una
realtà in velocissimo mutamento. Strumento principale dell’artista, veneziano
di origine e berlinese d’adozione, è il collage, con cui assembla immagini
forti ed eloquenti, fra cui la celebre Butterfly,
un gigantesco murales (13 x 6 m.) eseguito sulla parete cieca di un
edificio storico in Kossener Strasse, nel centro della capitale tedesca.
L’immagine, una bambina dalle ali di farfalla con la bocca sbarrata da un
cerotto a croce, fa parte del ciclo Indelible
Marks ed è già in sé fin troppo chiara; l’artista però vi è intervenuto
sopra ancora con una performance di realtà aumentata che anima il lavoro,
facendolo prima sparire nel corpo della parete e poi riapparire, così che la
bimba innocente possa prendere il volo grazie alle sue belle ali azzurre.
Oggi Tombolini insiste su questi argomenti che stanno al
centro del suo immaginario e della sua pratica artistica, segnalando in
moltissime opere potenti ed efficaci che non c’è civiltà vera senza rispetto e
cura delle donne. Lo dicevano già i dada berlinesi, come Hannah Hoch e John
Heartfield, che del collage hanno fatto per la prima volta un uso politico; lo
diceva già il grande Marcel Duchamp; insomma, l’hanno sempre detto tutti.
Martina Corgnati
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